L’America Latina, non è il Nuovo Mondo che geograficamente si estende dalla frontiera fra Panama e Colombia fino al Cile, né tantomeno solo l’insieme di regioni influenzate dalle nazioni latine quali Spagna Portogallo e Francia o dalle lingue romanze.
Dal punto di vista economico, il suo sviluppo nell’ultimo decennio è stato decisivo. Gli investimenti in termini di infrastrutture (strade, canali, metanizzazione dei territori), fanno abbandonare ad alcuni paesi la condizione di “in via di sviluppo” per ambire a diventare delle potenze. Brasile e Cile sono i casi più virtuosi. Economie nazionali come Venezuela, Cuba ed Argentina presentano forti stasi però altri paesi offrono nuovi scenari, dei veri e propri esempi giuridici, sistemi politici invidiabili sebbene etichettati come Partly Free, con condizioni di vita auspicabili e culture da approfondire, è il caso di Ecuador e Bolivia.
Estate. Durante un afoso pomeriggio di agosto, in quei momenti fatti di chiacchiera leggera, di tempo vuoto, il respiro è più fresco dell’aria bollente che preme sui miei pori e non ho sollievo neanche all’ombra di un maestoso fico, ma proprio in quel momento le parole della mia amica rivendicano la loro autonomia, mi svegliano da quel tepore caratteristico dei pomeriggi torridi del sud dell’Italia:
“Sai Agnese, mi piacerebbe trasferirmi in America latina in particolare in Ecuador, è uno stato in cui riuscirei finalmente a vivere bene, lavorando nella giusta misura e soprattutto con una qualità di vita appagante” e mi recita a memoria l’Art.1 della Costituzione dell’Ecuador:
“Stato unitario, sociale, di diritto, plurinazionale, comunitario, libero, indipendente, sovrano, democratico, interculturale”.
Sono parole che poi rileggo e riascolto, mi affascinano, valori quasi dimenticati, Ecuador è davvero una scoperta per me, è una Repubblica presidenziale i cui processi costituzionali promuovono una democrazia d’avanguardia per il terzo millennio!
E mi perdo nel ripercorrere visivamente la geografia dei paesi dell’America latina … Argentina, Bolivia, Brasile, Cile, Colombia, Costa Rica, Cuba, Ecuador, El Salvador, Guatemala, Guyana francese, Haiti, Honduras, Messico, Nicaragua, Panamá, Paraguay, Perù, Rep. Dominicana, Porto Rico, Uruguay, Venezuela, un viaggio affascinante, terre morfologicamente eterogenee, paradisi naturali come le Cascate di Iguazú, al confine tra Brasile e Argentina, la Casacata dell’Angelo, in Venezuela, le isole Galápagos in Ecuador, la foresta pluviale, El Yunque a Portorico, l’Amazzonia, la Patagonia e Terra del Fuoco, non bastano queste pagine a descrivere le bellezze dei territori e una vita per visitarli e raccontarli.
Sveglia ormai da quell’indolenza tipica estiva, le dico:
“Per me l’America Latina è ancora di più. Sin da ragazzina, ho sempre creduto fermamente ed interiorizzato un po’ a modo mio il modello romantico rappresentato da Madame de Staël all’interno dell’opera: “De la littérature considerée dans ses rapports avec les institutions sociales” (Della letteratura considerata nei suoi rapporti con le istituzioni sociali), secondo il quale esisterebbe una distinzione fra letterature del nord e del sud sulla base dei legami fra clima, società, espressione e natura.
Patagonia, Nestor Galina
Ed è proprio in base a questa teoria che vedo la natura imperante del sud dell’America e i suoi colori i motori catalizzatori di tutte arti, letteratura, musica, arti visive.
A questo proposito mi vengono in mente le poesie di Borges; i romanzi di Mario Vargas Llosa scrittore, giornalista, drammaturgo, saggista e politico peruviano; le favole del cileno Luis Sepúlveda; l’uomo e il mondo fra realtà e sogno, terreno e divino del Grande Sertão di João Guimarães Rosa; la produzione letteraria di Jorge Amado; l’armonico a sette corde della musica di tradizione cubana di Compay Segundo; “Chega de saudade” canzone manifesto della bossa nova, composta da composta da Vinícius de Moraes e Antonio Carlos Jobim; e ancora i vari tipi di Samba, o Choro, Chico Boarque, João Gilberto, Maria Bethânia e Caetano Veloso.
Autoritratto con scimmie, 1940. Frida Kahlo
Penso inoltre ai meravigliosi colori del Messico e la lettura di alcuni fra i più famosi dipinti di Frida Khalo, per me è uno dei viaggi alternativi, più suggestivi.
Conosci Frida Khalo? È una pittrice fortemente passionale antiamericana, preda di passioni violente, solitaria, complessa, viscerale, fiera, autentica, surrealista, comunista, messicana.
Il surrealismo è per lei: “ la magica sorpresa di trovare un leone nell’armadio dove si voleva prendere una camicia”.
Casa Azul, Città del Messico. Borya
Amore e politica li condivide con Diego Rivera e li vive nella Casa Azul, in cui più volte hanno soggiornato grandi personalità come Gershwin, Einstein, Trozkji, Breton.
Quel che vidi in acqua, 1938. Frida Kahlo
Fra i miei dipinti preferiti c’è: Quel che vidi in acqua del 1938, in cui Frida rappresenta alcuni eventi caratterizzanti della sua vita con un suo linguaggio figurativo; è un quadro fortemente simbolico, surreale, fantastico, in cui vengono citati altri elementi delle sue stesse opere.
La sensazione più forte per me, nasce dall’osservazione dell’acqua. La vivo di pancia. È un acqua rivelatrice e trasparente anziché purifica, senza cerchi concentrici, vi galleggiano passato, tempo, dolore, odori, bellezza, piaceri, dipinti con tutte le sfumature di colori della terra, di ambra, opposti al bianco della vasca da bagno, un bianco che sa di lacrima e di sale. L’artista ti guida in un “qui ed ora” in una dimensione di spazio-corpo-mente e sembra tutto silente, un silenzio vibrante. Infine i piedi nudi, restano lì, come una memoria, sono la nostra estremità più vera, a cui non diamo mai troppa importanza, eppure sorreggono il nostro corpo e ci portano dappertutto sin dall’infanzia passo dopo passo.
Concludo e le dico: “Grazia, ma insomma cosa aspettiamo? sono pronta, quando partiamo per il Sudamerica?
Immagine di copertina: Two Fridas, 1939. Frida Kahlo
- http://www.fkahlo.com/
- http://temi.repubblica.it/limes/
- Décote Georges, Dubosclard Joël (dir.), XIXe siècle. Itinéraires littéraires, Paris, Hatier, 1988.
- Andrea Kettenmann, Kahlo, Taschen.
Sin comentarios